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      Padre Nicola Miozzi, il molisano che ha illuminato Lecce

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      Padre Nicola Miozzi, nato a San Giovanni in Galdo nel 1811 e deceduto a Tolosa nel 1872, rappresenta una figura di grande rilevanza nella storia delle scoperte scientifiche in Italia, in particolare per quanto riguarda l’illuminazione pubblica elettrica. Con un’educazione che comprendeva lo studio della lingua cinese, dell’ebraico, della filosofia e della fisica, Miozzi si distinse per il suo interesse pionieristico nell’applicazione dell’elettricità. Sebbene le informazioni sui suoi esperimenti siano scarse, le testimonianze storiche rivelano il suo impegno significativo nel campo.

      Nel 1852, per esempio, il suo diario riporta esperimenti di elettricità condotti con una caldaia a vapore a Lecce, e nel 1859, in occasione della visita del Re Ferdinando II, Padre Miozzi eseguì un esperimento di illuminazione con una lampada ad arco alimentata da pile Bunsen presso il Palazzo dell’Intendenza. Questo evento fu descritto con entusiasmo, evidenziando come la sua illuminazione elettrica “diffondesse un oceano di luce”, conferendo un aspetto straordinario all’edificio e alle stanze del re.

      Miozzi non solo si dedicò all’insegnamento di fisica presso il Real Collegio di San Giuseppe a Lecce, ma assunse anche la direzione della scuola dal 1857. La sua influenza si estendeva oltre l’aula, essendo un maestro di monsignor Giuseppe Candido. Durante il suo mandato, riuscì a proseguire e ampliare gli studi sull’energia elettrica, già avanzati nel 1852, e fu acclamato come una celebrità nel suo campo.

      La sua prima dimostrazione di illuminazione elettrica a Lecce, sebbene possa essere stata un esperimento non completamente riuscito, segnò un passo significativo verso l’illuminazione pubblica elettrica in Italia. È interessante notare che nel 1857 un altro inventore, Oronzo Romano, sviluppò un apparecchio simile a quello di Miozzi, evidenziando un periodo di intensa innovazione tecnologica.

      Il 14 gennaio 1859, durante la visita del re, la lampada elettrica di Miozzi suscitò un notevole clamore tra i presenti e nei giornali del tempo, rappresentando un vero e proprio trionfo della scienza e della tecnologia. L’illuminazione elettrica fu descritta come una “rivoluzione scientifica”, tanto che nel gennaio 1860 Miozzi fu convocato alla corte di Napoli per presentare i suoi esperimenti. L’accoglienza entusiasta di questi esperimenti portò a ipotesi sulla creazione di fari elettrici per l’illuminazione delle coste del Regno di Napoli.

      Oltre ai suoi esperimenti con l’illuminazione, Miozzi si distinse anche per l’uso di un piccolo telegrafo elettrico, utilizzato per segnalare l’arrivo del corteo reale, dimostrando così il suo impegno nell’innovazione e nella comunicazione. Tuttavia, l’avvento di eventi storici, come l’invasione garibaldina, avrebbe presto messo in ombra il suo lavoro e le sue scoperte. Con l’espulsione dei gesuiti decretata da Garibaldi, Miozzi fu costretto all’esilio a Tolosa, dove continuò a insegnare filosofia, diritto e lingua ebraica fino alla sua morte nel 1872.

      Insomma, le contribuzioni di Padre Nicola Miozzi non solo hanno segnato un capitolo importante nella storia dell’illuminazione elettrica in Italia, ma rappresentano anche un simbolo dell’ingegno e della creatività del meridione, un patrimonio che, purtroppo, è stato in parte oscurato dagli eventi politici e storici del suo tempo.

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