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      Filosofi di Puglia, dall’antichità ad oggi

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      La Puglia é una terra fertile di pensiero e speculazione. Fin dall’antichità messapica e poi magnogreca si sono alternati una serie di filosofi e pensatori che hanno reso questo luogo una vera fucina di idee e orientamenti politici e culturali.

      I primi filosofi sono regnanti e guerrieri messapici, come Arthas il Grande definito il Leone di Messapia. In questo personaggio mitico si smarrisce il confine fra storia e leggenda. Tuttavia, resiste un passaggio in cui il giovane eroe si smarrisce fra la fitta vegetazione della Puglia del V secolo a.C. Ne esce ancora più forte e investito dell’armatura del Dio.

      Al periodo messapico succede quello magno-greco e qui abbiamo tantissimi uomini di lettere e pensiero che fanno grande la Puglia.

      Liside, un illustre filosofo originario di Taranto, è stato un esponente di spicco della scuola pitagorica, attivo nel V secolo a.C. La sua vita è segnata da eventi drammatici e significativi, in particolare dalla devastante calamità dell’incendio scatenato dai seguaci di Cilone di Crotone, che portò alla morte di numerosi pitagorici. Fortunatamente, Liside riuscì a scampare a questa tragedia insieme a Pitagora e Archippo, trovando rifugio in Grecia, inizialmente nell’Acaia peloponnesiaca e successivamente nella città di Tebe.

      Archita di Taranto, vissuto intorno al 428 a.C. e morto nel 360 a.C., rappresenta una figura di grande rilevanza nel panorama intellettuale dell’antica Grecia. Filosofo, matematico e politico, Archita si distinse per il suo profondo legame con la tradizione pitagorica, che influenzò notevolmente il suo pensiero e le sue opere. La sua scuola a Taranto divenne un importante centro di apprendimento, dove si integravano e si esploravano vari ambiti del sapere, tra cui matematica, musica, filosofia e scienze naturali.

      Archippo di Taranto è una figura affascinante della filosofia greca antica, noto per il suo legame con la scuola pitagorica. La sua vita si intreccia con eventi storici significativi, come l’incendio a Crotone, che distrusse gran parte della comunità pitagorica.

      Aristosseno di Taranto è una figura chiave della filosofia e della teoria musicale del IV secolo a.C. La sua origine tarantina e la sua formazione sotto la guida di illustri maestri, tra cui Aristotele, hanno contribuito a plasmare il suo pensiero e le sue opere. Aristosseno è noto per il suo approccio innovativo alla musica, che combinava la teoria con l’esperienza pratica, un aspetto fondamentale della sua educazione e della sua carriera.

      Ippaso di Metaponto rappresenta una figura di notevole rilevanza nel panorama della filosofia e della matematica dell’antichità. Tuttavia, la sua vita è avvolta da un’aura di mistero, poiché le informazioni riguardanti la sua provenienza e le sue attività rimangono piuttosto scarse e incerte. Questo pensatore è riconosciuto come uno dei membri più significativi della scuola pitagorica, subito dopo il fondatore Pitagora stesso. Tra le sue scoperte più importanti si annoverano i numeri irrazionali e il concetto di incommensurabilità, che hanno avuto un impatto profondo e duraturo sia sulla disciplina matematica che sul pensiero filosofico.

      Il nome di Brontino emerge in numerosi scritti di autori antichi come Diogene Laerzio, Giamblico, Clemente Alessandrino, Siriano, Suidas e Alessandro di Afrodisia, e più recentemente nel libro “Il messaggio di Pitagora” di V. Capparelli e nel paragrafo “Brontino Pitagorico” scritto dallo spagnolo Guillermo Garcia M. Questa figura, avvolta nel mistero, è associata a una tradizione di poemi mistici, attribuiti a lui sotto lo pseudonimo di Orfeo. Epigene, un altro filosofo, gli attribuisce due opere orfiche intitolate “Ta Physika” e “Sulla Natura”.

      Zopiro, un importante filosofo e scienziato della scuola pitagorica, rappresenta una figura affascinante nell’ambito della filosofia e della meccanica dell’antichità. Nato a Taranto nel IV secolo a.C., Zopiro non solo si distinse come pensatore, ma anche come innovatore nel campo delle macchine belliche. La sua esperienza nell’ingegneria militare è particolarmente evidente attraverso la sua invenzione del “gastraphetes”, un dispositivo che può essere considerato una sorta di balestra primitiva.

      Con l’avvento dei romani la Puglia non smette di essere una penisola fitta di intelligenza e sapienza. Spicca su tutti il filosofo e letterato Quinto Ennio. Una figura fondamentale nella storia della letteratura latina, noto per il suo contributo alla poesia e al dramma. La sua nascita a Rudiae e la sua formazione in un contesto multiculturale gli permisero di assimilare e mescolare diverse influenze, rendendolo un innovatore nell’uso della lingua latina. Le sue opere, in particolare gli “Annales”, un poema epico che racconta la storia di Roma, sono state pionieristiche nel dare dignità letteraria al latino in un’epoca dominata dalla cultura greca.

      Il Rinascimento rappresenta un terzo memento di fioritura intellettuale pugliese. Fra i tanti letterati e filosofi spunta Marcantonio Zimara è stato invece un filosofo e medico del Cinquecento. Nato a Galatina nel 1470 é noto soprattutto per il suo contributo all’aristotelismo e all’averroismo. Studiò a Padova grazie al supporto dello zio Pietro Bonuso. Conseguì il dottorato in artibus nel 1501 e insegnò filosofia naturale. Marcantonio è ricordato per le sue opere che difendono l’interpretazione averroistica di Aristotele.

      Girolamo Balduino, é stato un significativo filosofo e logico del Rinascimento. Nato a Montesardo (Lecce) nei primi anni del XVI secolo, Balduino proveniva da una famiglia benestante, il che gli permise di ricevere un’educazione di alta qualità. Suo padre, Giovanni, appassionato di filosofia e sostenitore delle teorie aristoteliche, lo avviò verso un percorso di studi che si rivelò fondamentale per la sua formazione intellettuale. Balduino approfondì le sue conoscenze presso l’Università di Padova.

      Angelo Thio da Morciano di Leuca si inserisce nel complesso mosaico dell’aristotelismo cinquecentesco.La sua opere principale si intitola “L’oggetto della logica” e tratta argomenti quali il principio di Individuo secondo le categorie aristoteliche. In tale trattato l’autore morcianese evidenzia l’importanza di analizzare non solo il concetto di universale, ma anche quello di particolare, sottolineando che l’individuo rappresenta l’essenza di ciò che è singolare e unico.

      Cesare Rao.
      Rispetto a “Le Argute et facete lettere“, questa raccolta di epistole fittizie si distingue per la sua forma irregolare e dinamica, includendo capricci, satire, invettive e riflessioni ironiche sulle debolezze umane. Rao utilizza la scrittura per criticare i vizi e le immoralità della sua epoca, ricorrendo a un linguaggio vivace e a una struttura retorica sofisticata.

      Roberto Caracciolo, conosciuto anche con il nome di fra Roberto da Lecce, è una figura di notevole importanza nella storia religiosa italiana del XV secolo, sia per il suo ruolo di vescovo che per le sue straordinarie qualità di predicatore. Nacque nel 1425 a Lecce, provenendo da una famiglia nobile di Caraccioli, la quale vantava origini illustri. La sua carriera religiosa iniziò nell’ordine dei francescani, precisamente tra i minori osservanti, per poi proseguire con l’ingresso nei frati minori conventuali intorno al 1453.

      Nel XVII secolo ritroviamo la figura del grandissimo filosofo Giulio Cesare Vanini. Nato nel basso Salento, a Taurisano, nel 1585, dopo aver completato gli studi di diritto a Napoli, abbraccia la vita monastica entrando nell’Ordine carmelitano, assumendo il nome di fra’ Gabriele. Tuttavia, la sua vocazione religiosa non si rivela duratura, e dopo un periodo di crisi spirituale e intellettuale, decide di abbandonare l’Ordine, cercando rifugio in Inghilterra e infine in Francia. Da qui parte la sua lunga ricerca fra i meandri del vero e le colorazioni del bianco e del nero.

      Dello stesso periodo, e poco distante da Taurisano, troviamo la figura di Francesco Storella, nato intorno al 1529 ad Alessano e morto nel 1575 a Napoli. Si tratta di una figura significativa nel panorama filosofico e scientifico del Cinquecento. Iniziò i suoi studi grazie al padre Giovanni, discepolo di Pietro Pomponazzi, e proseguì a Padova con insegnanti come Bernardino Tomitano e Marcantonio de’ Passeri. Dopo aver conseguito il titolo di Doctor Artium nel 1549, si trasferì a Napoli nel 1550, dove stabilì importanti amicizie e iniziò a insegnare e proporre le sue tesi neo aristoteliche.

      A ridomo del Risorgimento si affacciano altre figure che intrecciano il pensiero filosofico e spirituale con quello scientifico. Giuseppe Candido è una figura che incarna l’incontro tra scienza, arte e spiritualità, un esempio di come le passioni e le competenze possano intrecciarsi per dare vita a opere di grande significato e impatto sociale. La sua collaborazione con padre Nicola Miozzi, un fisico di spicco, è stata cruciale per la sua formazione e per il suo coinvolgimento in esperimenti pionieristici come l’illuminazione pubblica a Lecce nel 1859, evento che ha segnato un’importante tappa nel progresso tecnologico della città.

       

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