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      Il Museo della Civiltà Contadina di Gioia del Colle

      2015 03 15 10.48.40

      Gioia del Colle ospita il Museo della Civiltà Contadina, un luogo straordinario che si trova a pochi chilometri da Bari. Questa ridente città, nota per la sua storia federiciana e per essere un importante centro degli antichi Peuceti, è famosa per il vino primitivo, l’olio extravergine e la mozzarella Gioiella. All’interno del museo, i mestieri di un tempo non solo sono conservati, ma sono ancora vibranti e pulsanti di vita. Anche se gli oggetti e gli strumenti sono stati cristallizzati nel loro aspetto statico, riescono comunque a raccontare storie e a riportarci indietro nel tempo, facendoci rivivere la tradizione contadina e agricola della zona.

      Non si percepisce un’atmosfera di polvere o di rimpianto, ma piuttosto un contatto diretto con un passato ricco di operosità e vitalità, elementi che hanno contribuito a rendere Gioia del Colle una località di grande importanza e fama, grazie anche al lavoro instancabile dei suoi abitanti. Il museo, ufficialmente conosciuto come Museo Etnografico della Puglia, può essere considerato una vasta biblioteca della storia locale, una storia che non si trova scritta sui libri ma è stata raccolta, conservata e resa accessibile attraverso questa straordinaria collezione di oggetti. Questo spazio è aperto a tutti coloro che desiderano compiere un viaggio nel passato e immergersi nel sacrificio, nell’ingegno e nella grandezza delle generazioni passate.

      Il fondatore e promotore di questo progetto è il gioiese Vito Santoiemma, un medico veterinario che ha condiviso la genesi e l’evoluzione della sua preziosa collezione trasformata in museo. La sua passione per gli asini, ereditata dall’azienda agricola del nonno materno, noto allevatore della zona, ha rappresentato il punto di partenza per la sua avventura collezionistica. Il primo pezzo della sua collezione è stato un mulino a macine di pietra, utilizzato per produrre pasti per gli asinelli. Dal nonno paterno, Stefano, che era un industriale del legno e del ferro, ha ereditato la struttura in cui è allocato il museo, insieme a macchinari antichi e all’arte del fare.

      Dopo aver conseguito la laurea in Medicina Veterinaria, Santoiemma ha iniziato a raccogliere attrezzi di famiglia e, nel corso di trent’anni, il museo si è arricchito non solo di reperti legati a mestieri ormai scomparsi, ma anche di pezzi pregiati riguardanti la cinematografia, la tipografia, e persino il trasporto funebre con carri trainati da cavalli.

      Il museo è organizzato in diverse sezioni. Tra gli attrezzi esposti ci sono strumenti per le attività agricole, come aratri in legno e ferro, seminatrici, falciatrici, e attrezzi per la zootecnia. Inoltre, sono presenti strumenti legati a mestieri tradizionali, come il sellaio, il maniscalco, il falegname, e molti altri. Non mancano nemmeno attrezzi di uso domestico e un vasto campionario di strumenti per la vinificazione, la distillazione del vino, l’attività casearia e molitoria, e la panificazione.

      Un elemento di particolare interesse è la ricostruzione di una noria, un’antica attrezzatura idraulica per l’estrazione dell’acqua dai pozzi, accompagnata da un mulo in cartapesta, simbolo del lavoro svolto da questi animali. Sono stati restaurati anche diversi mulini, grazie all’intervento di tecnici specializzati, il cui lavoro è in via di estinzione e sarà utilizzato a scopo didattico per studenti e visitatori del museo.

      Il museo non si limita solo a oggetti di uso quotidiano, ma include anche calessi, carri per il trasporto funebre, apparecchiature per l’illuminazione a energia eolica, ghiacciaie e macchine per la produzione di gelati, attrezzature fotografiche e persino una cassetta di sopravvivenza della Grande Guerra. Inoltre, sono esposti alcuni abiti tipici e complementi d’arredo che rievocano la vita contadina di un tempo.

       

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