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      I Taralli Pugliesi

      tra

      Cosa significhi tarallo nessuno lo sa per certo. Per molti verrebbe dal termine latino torrère, che significa abbrustolire, per altri potrebbe derivare dall’italico tar, ossia avvolgere, o dal francese danal, con cui s’intende il pane rotondo, o ancora dal francese toral, che sta per essiccatoio. Ma l’ipotesi ritenuta più probabile lo farebbe derivare dal greco daratos, che  significa  pane.

      Leggi: Storia del greco in Puglia

      Le versioni sono a dir poco numerose, se ne trovano di più grandi, più piccoli, aromatizzati con spezie di vario tipo. Ma la ricetta classica ha una preparazione facile e veloce.

      Si comincia impastando la farina con due cucchiaiate di olio, due cucchiai di vino bianco secco, una manciata di semi di finocchio, un pizzico di sale e due uova intere.

      Poi si divide l’impasto in cordoncini lunghi circa 15 centimetri ciascuno e li si chiude a ciambella, unendo con cura l’una con l’altra estremità.

      Infine, si gettano i tarallucci in una pentola e una volta a galla si scolano e si adagiano su una teglia unta d’olio, per cuocerli in forno (180 °C) per una ventina di minuti.

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