
Il fuoco, elemento fondamentale nella storia dell’umanità, simboleggia una dualità profonda: è insieme portatore di vita e distruzione, purificazione e rigenerazione. La sua presenza nei rituali e nelle celebrazioni, come i fuochi di San Giovanni, evidenzia il suo ruolo sacro e propiziatorio, legato al ciclo agricolo e alla fecondità della terra. In molte culture, il fuoco è visto come un medium tra il divino e l’umano, in grado di allontanare le forze malefiche e favorire la prosperità.
Le credenze antiche, come quelle greche e romane, hanno reso il fuoco un simbolo di potere e sacralità, associandolo a divinità che ne rappresentano le varie anime. La sacralità del fuoco si riflette anche nelle pratiche religiose moderne, dove esso è un simbolo di illuminazione e purificazione, nonché di presenza divina.
Inoltre, il fuoco è un elemento chiave nei rituali di passaggio, segnando momenti significativi nella vita di individui e comunità. La tradizione di accendere falò, soprattutto nel Meridione, ripropone antiche consuetudini che uniscono le persone attorno a un simbolo di speranza e rinnovamento. Attraverso il fuoco, si celebra la trasformazione, la necessità di bruciare il vecchio per far spazio al nuovo, in un ciclo perpetuo di vita, morte e rinascita.
In questo modo, il fuoco non è solo un elemento fisico, ma un potente simbolo che rappresenta le sfide e le aspirazioni dell’umanità, un richiamo alla purificazione e alla illuminazione delle nostre vite.
In Puglia si contano decine di riti ed eventi legati al culto del fuoco:
- I fanove di Castellana Grotte
- Lu Fuecu ti Cristu Piccinnu del 24 dicembre
- “La morte te lu Paulino” a Martignano
- La notte del falò di Santa Lucia a Putignano
- I falò dell’Immacolata nel basso Salento
- Fucacoste ad Orsara di Puglia
- Fòcara di San Niceta a Melendugno
- “Sant’Antoni te le focare” di Cutrofiano
- “I fuochi di San Giuseppe Bovino” a Bovino
- “La Jo’-a-Jo’ di Santa Lucia” a Corato
- “Festa di Sant’Antonio abate” a Giovinazzo
- “Il rito della focara e delle focareddhere in onore di Sant’Antonio Abate” a Novoli, a Carmiano e a Porto Cesareo
- “Focareddhra de Sa’ Vicenzu” di Miggiano
- “Le fanoje di San Giuseppe” di Monte Sant’Angelo
- “Focareddha di Sant’Andrea” del 29 novembre a Presicce-Acquarica
- “I fuochi del Santo Patrono Sant’Antonio Abate” del 15-17 gennaio a Rocchetta Sant’Antonio
- “La notte dei fornai” di Toritto
- “Le fracchi di San Marco in lamis” di San Marco in Lamis
- “Festa de lu focu” di Zollino
- “La fanoja di San Giuseppe” di Vieste
L’ancestralità, scrive Eliane Potiguara, è un “fuoco” individuale, una “forza interiore”. Invocare l’ancestralità, nella sua accezione più immediata, significa richiamare una genealogia, discendenza e storia di continuità tanto familiare quanto comunitaria. Una genealogia sopravvissuta all’oppressione. In tal senso ancestralità è un concetto che, attraverso la letteratura, si traduce in espressione del senso profondo di continuità ed esistenza.
Hanno deciso di ucciderci, ma noi abbiamo deciso
di non morire.
Conceição Evaristo
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