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      Sant’Antonio del Fulgenzio, francescanesimo ed esoterismo

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      Lecce nasconde segreti e tesori anche fuori dal suo centro storico. A pochi passi dalla villa comunale si staglia un complesso monumentale chiamato Fulgenzio. All‘apparenza può sembrare una semplice chiesa di stile neo-gotico. All‘interno si sviluppa un percorso che lascerà incantato il visitatore e permetterà di scoprire tratti leggendari di una Lecce sconosciuta.

      L’itinerario si sviluppa su tre livelli architettonici e permette di scoprire gli ambienti della chiesa di Sant’Antonio da Padova, quelli del Ninfeo ipogeo e quelli del Palazzo Della Monica e della Pinacoteca Roberto Caracciolo.

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      La Chiesa di Sant’Antonio a Fulgenzio è un esempio affascinante di architettura neomedievale, che stupisce i visitatori con la sua bellezza e la sua atmosfera spirituale. Fondata dai frati francescani dopo la soppressione degli ordini religiosi, la chiesa è stata realizzata grazie alla generosità di Letizia Balsamo, che donò loro la villa di Fulgenzio della Monica.

      Progettata dall’ingegnere Carmelo Franco, la chiesa fu costruita tra il 1901 e il 1910. La facciata neoromanica, caratterizzata da due torri campanarie e un grande rosone centrale, è un invito a esplorare l’interno, dove si trovano le decorazioni parietali, realizzate tra il 1926 e il 1937 dal Frate Raffaello Pantaloni, che arricchiscono l’ambiente con tinte vivaci e oro.

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      La Pinacoteca “Roberto Caracciolo” si trova nel palazzo adiacente alla chiesa. Conserva le opere provenienti dai conventi francescani della Puglia Meridionale.

      Le opere racchiudono in massima parte il periodo compreso tra il 1500 e il 1700,  di ambito sacro, soprattutto di matrice francescana. Le pitture si inseriscono nel filone della produzione barocca del Regno di Napoli, seguendo l’influsso artistico della Controriforma.

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      Tra le opere esposte si possono riconoscere alcuni famosi pittori salentini quali Oronzo Tiso, Gianserio Strafella e Serafino Elmo, protagonisti indiscussi della pittura seicentesca locale.

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      Oltre alla collezione antica, la Pinacoteca conserva opere del XX secolo, legate alla produzione di Raffaello Pantaloni, Giuseppe Casciaro, Stanislao Sidoti ed Ezechiele Leandro.

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      Tra le massime espressioni artistiche e scientifiche della Pinacoteca, si può osservare un crocifisso particolarissimo. Ne esistono cinque in tutto il mondo. Si tratta di un’opera a metà fra la realizzazione artistica e quella scientifica. Infatti, il crocifisso mostra le interiora del corpo umano, le costole e gli organi interni del basso ventre. Insomma, un crocifisso alquanto stravagante.

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      Scendendo dalla Pinacoteca, dopo aver attraversato il sublime aranceto seicentesco, ci si affaccia nel mondo esoterico e misterioso del Ninfeo di Fulgenzio.

       Il motivo delle tre porte centinate riportano all’interpretazione allegorica delle tre vie ispirata a un disegno dell’ ”Hypnerotomachia Poliphili” del 1499 che portano alla sapienza secondo la “tripartita filosofia”.

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      Dopo il tramezzo, “scenarum frontis”, diaframma divisorio, si apre la stanza del Ninfeo, al cui centro si trova un’ampia e profonda vasca circolare. Sulla parete di fondo tre nicchie con incavi a valve scanalate a raggiera sovrastano dei mascheroni.

      Le pareti e il soffitto sono decorate con conchiglie di varie dimensioni e di diverse specie posizionate per rendere profondità e dare movimento alle figure dell’intera composizione. La volta piana è decorata con figure prese in prestito dal mito greco: Chimera, Poseidone, Bellerofonte che cavalca Pegaso e Sirena bifide. Da un calcio di Pegaso nasce la famosa fonte Ippocrene, elargitrice di ispirazione poetica.

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      Il Ninfeo rinvia all’allegoria del numero tre e ai suoi multipli e alla sua simbologia: negli ingressi, nelle fasce del bugnato, nei riquadri del soffitto, nei tre mascheroni che versano acqua. Affianco al Ninfeo preceduta dall’ambulacro si trova la sala col camino.

      In questo spazio, coperto da una bellissima volta a padiglione,  ci si ritrovava, probabilmente, a disquisire di filosofia e di scienze umane.

      Una iscrizione incisa sul muro della porta – finestra che dà sul giardino riporta, in palmi, le dimensioni esatte dell’intero palazzo.

       

       

       

       

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